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OTTICOPATIA ISCHEMICA ANTERIORE

E' una malattia grave, dalla prognosi incerta, che colpisce tipicamente il paziente anziano (anche se sono noti casi di comparsa in età precoce). Il paziente lamenterà una riduzione del visus monolaterale, senza sintomatologia dolorosa, con una amputazione del CV (prevalentemente altitudinale). In alcuni casi l'acuità visiva potrà essere anche abbastanza buona, ma solitamente è inferiore a 1-2/10: ciò dipende dall'interessamento del fascio papillo-maculare.

L'OIA arteritica colpisce solitamente persone più anziane (70-75 anni) rispetto alla forma non arteritica (60-65 anni). 

Nel caso di una OIA non arteritica, il paziente riferirà una malattia vascolare sistemica (ipertensione arteriosa, diabete, arterio e aterosclerosi) o una malattia del collageno e le indagini andranno indirizzate in tal senso. 

Nel caso invece di una OIA arteritica, il paziente potrà riferire "malessere" con diminuzione dell'appetito, calo ponderale, cefalea, dolore dell'articolazione temporo-mandibolare o una polimialgia reumatica con interessamento dei cingoli scapolare e pelvico.  Anche episodi di amaurosi fugax possono precedere una OIA arteritica. L'assenza di questi sintomi non può escludere la malattia, esistono infatti forme occulte. Il cardine diagnostico della arterite giganto-cellulare o arterite temporale di Horton è comunque costituito dall'aumento della VES che non raramente è superiore a 100 mm. In ogni caso una VES superiore a 40 mm è da considerare fortemente sospetta, tanto più quanto maggiore è il valore riscontrato alla prima ora. Nei casi dubbi, una biopsia dell'arteria temporale superficiale (che alla palpazione sarà percepita come un "cordone") potrà confermare o meno la diagnosi.

L'interessamento bilaterale contemporaneo o precoce è caratteristico della OIA arteritica, mentre la bilateralità tardiva è più frequente nelle forme non arteritiche.

L'OIA è causata da un infarto delle arterie ciliari posteriori brevi compromesse, nella forma non arteritica, dalla malattia vascolare sistemica, mentre nella forma arteritica queste arterie sono compromesse da una infiltrazione idiopatica polimorfocellulare con cellule giganti e necrosi segmentaria.

All'esame del fundus la papilla ottica appare edematosa a settore o in toto, poco rilevata, a bordi sfumati, più o meno iperemica e sono quasi sempre presenti delle piccole emorragie a scheggia sopra o sul bordo del disco ottico. Il coinvolgimento massivo della papilla con edema biancastro (edema pallido) è più tipico per malattia di Horton.

edema ischemico con caratteristiche emorraggie a scheggia

edema pallido tipico della forma arteritica

TERAPIA

Nelle forme non arteritiche, la terapia steroidea è spesso utilizzata ma non vi sono dati che confermino l'indispensabilità del trattamento.

Nell'arterite di Horton invece il trattamento steroideo è obbligatorio e va iniziato il prima possibile. Il dosaggio iniziale deve essere generoso (1 mg/kg/die di prednisone) e andrà lentamente ridotto in base all'andamento della VES fino a raggiungere il dosaggio minimo efficace (5-10 mg/die) che dovrà essere mantenuto. Nelle fasi inziali, si può ricorrere anche alla somministrazione di metilprednisolone ev.

Se il paziente è iperteso o diabetico, la terapia deve essere regolata in collaborazione con l'internista per ottenere il migliore compenso possibile. Il diabete non va considerato come una controindicazione assoluta alla terapia steroidea.

E' sempre opportuno associare antiaggreganti piastrinici (ASA, ticlopidina) da mantenere quoad vitam.

Altre terapie non sembrano avere alcuna base razionale.


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